Perché il blog?

Perché decidere di aprire un blog in un momento in cui il web sembra saturo un po’ di tutto e soprattutto di fashion blog? La risposta sta nel titolo che ho deciso di dare a questa per me nuova avventura; eco-à-porter vorrebbe diventare nel tempo un punto di riferimento per coloro che cercano, oltre all’estetica di un abito o di un accessorio, anche il valore aggiunto della sostenibilità. Perché moda etica e sostenibile non significa più già da tempo indossare un ‘sacco’ di canapa senza forma e senza grazia e in generale capi o accessori incolori e privi di appeal ma è tutto un mondo di marchi, persone, idee che hanno conquistato un loro preciso spazio nel settore, uno spazio che si allarga sempre di più, “una rivoluzione silenziosa” di cui anche la moda tradizionale, il classico prêt-à-porter, si è accorta, soprattutto all’estero.

Come giornalista di moda, da anni nel settore tradizionale ma da altrettanto tempo desiderosa di contribuire all’allargamento di questo spazio, sono curiosa di conoscere e di far conoscere e insieme speranzosa che moda ed etica vadano sempre più a braccetto.

Il blog è bilingue ma soprattutto ‘made in Italy’ perché spero che l’Italia, che è pur sempre il mio Paese, dove vivo, scrivo e lavoro, e gli operatori del settore, possano aprire un po’ più gli occhi su una realtà forse poco valorizzata, insieme ad offrire una possibilità di scambio e di eventuale dibattito sul tema.

Così che un giorno si possa finalmente parlare anche di eco-à-porter.

PS: la casacca a micro-pois che indosso nella foto è di Makomako marchio hand-‘made in Bologna’.

Foto di Barbara Chiodi