Notizie sostenibili dall’ultima Parigi Fashion Week

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Forse non mi sono mai scusata con voi, miei cari lettori, per certi vuoti che ogni tanto si creano tra un post e l’altro; mi piacerebbe garantire una certa continuità al blog ma non ne sono sempre in grado, perché seguo anche altri lavori e perché a volte capitano momenti in cui problemi e pensieri mi tengono lontana. Questo è uno di quei momenti, perdonatemi quindi, cerco comunque di esserci, come e quando posso.

Una delle mie altre occupazioni è anche seguire le varie fashion week internazionali; le seguo per una rivista specializzata ma le seguo anche perché solo così posso sapere se anche la moda mainstream inserisce e quindi considera gli eco-designer (come è successo alla Milano Fashion Week per Tiziano Guardini) o se qualche marchio del lusso comincia a  usare tecniche e/o materiali sostenibili nelle proprie collezioni.

È stato quindi un piacere constatare che sempre più designer, e mi riferisco sia a marchi storici del prêt-à-porter che a brand più recenti ma di tendenza, soprattutto tra i giovani, abbiano cominciato a sviluppare una certa sensibilità in questo senso, convincendo anche le dirigenze delle varie case di moda ad abbracciare un certo tipo di policy.

Oggi voglio portare due esempi che vengono da marchi diametralmente opposti sotto tanti aspetti ma che mi hanno piacevolmente sorpreso per le scelte fatte nelle loro ultime collezioni.

Julie de Libran – © IMAXtree.com

Il primo è Sonia Rykiel, storica maison francese fondata dall’omonima designer a fine anni ’60, che si è concentrata da subito sulla maglieria, quindi sulla lana, dandole la stessa importanza che gli altri stilisti normalmente riservavano a tessuti più pregiati. La Rykiel è scomparsa due anni fa e oggi la direzione creativa del marchio è nelle mani di Julie de Libran che, all’ultima Fashion Week parigina, conclusasi pochi giorni fa, ha presentato una collezione dedicata al quartiere Saint Germain e soprattutto al mercato bio della domenica.

Già le note di sfilata riportavano che si trattava della prima collezione che ha utilizzato in modo consistente materiali ‘più gentili con il Pianeta’. Quali? Pelle organica, con cui ha realizzato ad esempio abiti lavorati a macramè sfrangiato, poliestere riciclato e le tettoie delle bancarelle del mercato riciclate per le shopper. Plauso alla de Libran dunque, che ha intercesso con i vertici del marchio per convincerli della necessità di questa svolta sostenibile. Ciò che ci auguriamo ora è che la scelta sia coerente e che abbia dunque seguito. Aspettiamo dunque la prossima collezione.

Virgil Abloh, fondatore di Off-White – © IMAXtree.com

Off-White c/o Virgil Abloh è invece il brand fondato da Virgil Abloh, stilista americano (del momento) di origini ghanesi, vero artista poliedrico o ‘multi-sfaccettato’ come ama auto-definirsi, dato che oltre a fare il designer, è dee-jay, consulente creativo di Kanye West, profumiere, proprietario del proprio marchio, fresco direttore creativo di Louis Vuitton uomo e, il che non guasta, laureato in ingegneria con master in architettura (e ha anche ricevuto una nomination ai Grammy per il Best Recording Package per il ruolo di art director dell’album del 2011 Watch the Throne di Jay-Z/Kanye West). E ha solo 38 anni. Questo enfant prodige a 360°, è diventato, insieme alla sua etichetta, un fenomeno globale; lo streetwear deluxe di Off-White fa impazzire i giovani, roba che se Abloh lancia una tendenza, state sicuri che creerà migliaia, anzi, milioni di adepti in un nano-secondo.

Alle ultime sfilate parigine la sua collezione, ‘Track and Field’, si è imposta perché intrisa di sportswear con capi tecnici ultra-performanti, con l’accattivante aggiunta di elementi sartoriali e di tulle da grande soirée, impossibile quindi non conquistare i vari Millennial e Centennial. Ma ciò che ci è piaciuto di più sono i capi upcycled, realizzati con un collage di calzini della Nike (altro brand con cui Abloh collabora), non solo sostenibili ma anche belli da vedere.

Che poi un colosso mondiale come Nike, comunque non nuovo a pratiche sostenibili, se ne faccia promotore tramite collaborazioni con designer cool e seguitissimi come Virgil Abloh, è un ulteriore fatto positivo, perché coinvolge il vasto mondo dello sport e naturalmente i giovanissimi.

Anche in questo caso auspichiamo che ci sia una continuità, terremo d’occhio il lavoro di Abloh, ammesso che si riesca a seguirlo in tutte le sue varie attività! 😅 Ma a noi ci basta la moda.

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